giovedì 22 ottobre 2009

La paura di dissentire (bastonate medianiche e il caso Errani)



Il messaggio è chiaro: “State attenti a quello che dite, abbiamo gli occhi puntati su di voi”. Il Grande Fratello ci sta guardando. Dopo aver assassinato mediaticamente Boffo continuano le intimidazioni volte a gambizzare a colpi di calunnie chi critica il Governo e chi pecca di bispensiero, come direbbe Orwell, ovvero di pensare male. Tutto, ovviamente, tramite i potenti mezzi di proprietà del potere: giornali e telegiornali.

In questi giorni è stata la volta di Vasco Errani, malmenato a più riprese da Il giornale. La colpa principale, potremmo dire il peccato originale, del presidente della Ragione Emilia Romagna è di essere il simbolo del buongoverno della sinistra emiliano-romagnola. Per questo doveva pagare.

La seconda notizia del Tg1 dell’edizione di ieri alle 20 è stata “minacce al presidente Berlusconi su Facebook”. Alla shockante notizia sono seguite le dichiarazioni dei volti cupi di Alfano e altri atterriti lacchè.
Sono fermamente convinto che l’uomo più potente d’Italia, protetto da migliaia di bodyguard addestratissime e dai servizi segreti sia sinceramente terrorizzato da quello che scrivono in internet quattro ragazzini di sedici anni. Strano che nessuno si sia mai lamentato delle migliaia di gruppi che incitano all’odio razziale di zingari, arabi, ebrei, gay o di quelli incitanti a omicidi eccellenti come “uccidiamo Costantino” o Mughini piuttosto che i Teletubbies o il gattino Virgola.

Tuttavia il punto è un altro. Nemmeno Facebook, nemmeno i blog, nemmeno i dissensi virtuali sono privati o segreti. Vogliono farci venire paura. Paura di esprimere le nostre opinioni perché quand’esse divenissero popolari potremmo ritrovarci nel mirino di qualche sicario armato di milioni di telespettatori davanti a cui svergognarti per colpe vere o false o per i calzini che indossi.

Il timore di dissentire o di “esporsi” che stanno provando a diffondere crea un clima irreale e inquietante. Ma c’è ancora chi ha il coraggio e la testardaggine di dire IO DISSENTO.

mercoledì 7 ottobre 2009

Libertà di stampa: 3 euro a pezzo


Oggi si parla della libertà di stampa, ma siamo sicuri che a limitare la libertà di conoscere i fatti siano esclusivamente le, pur ingombranti, pressioni di politici e industrie?

Un aspetto di cui nessuno parla e che sta lentamente soffocando il giornalismo italiano è il fenomeno dello sfruttamento sconsiderato dei giovani giornalisti. L’editoria italiana è in mano a editori cinici che puntano a guadagnare il massimo possibile con la minima spesa e penne vecchie, veterani del giornalismo hanno accumulato benefici e prestigio che non sono disposti a spartire con nessuno. Tantomeno con i giovani. Per farsi un’idea di ciò di cui stiamo parlando la maggior parte dei collaboratori di tutte le testate sono pagati dai tre euro ai sette ad articolo.
Tre euro ad articolo! Non so se mi spiego. Questo fatto a dir poco increscioso sta avendo l’effetto di una vera pestilenza sul giornalismo nostrano senza che nessuno apra bocca.
Per riuscire ad arrivare a una pagamento non deprimente il giovane giornalista è costretto a scrivere moltissimi articoli, buttandoli giù in modo frettoloso e superficiale. Per fare un articolo di inchiesta è necessario recarsi sul luogo e fare diverse telefonate. È logico che spendere soldi in benzina o nel telefono comporterebbe una spesa maggiore del prezzo pagato per un articolo e quindi il giornalista ci rimetterebbe. Allora, legittimamente, non lo fa. In questa allucinante condizione vive la maggior parte dei giornalisti della nuova generazione in tutti i quotidiani locali e non solo. Più i quotidiani sono “prestigiosi” meno pagano. Il giovane giornalista dovrebbe ritenersi soddisfatto di vedere il proprio articolo pubblicato e basta. Se non gli va bene lo sostituiscono. Questa precarietà dura per anni e spesso è destinata a rimanere tale per sempre.
Le testate “prestigiose” credono di essere scaltre trovando lavoro a buon mercato, ma dove andrà a finire il loro “prestigio” quando si accorgeranno di pubblicare solo articoli raffazzonati?
Un esercito di supreprecari del giornalismo che si immolano per pochi euro guidati solo dalla passione e continuamente sviliti economicamente, pagati meno delle donne delle pulizie che puliscono la redazione per cui lavorano, ma che senso ha?


PS: Io fortunatamente sono estraneo a questo tipo di collaborazioni, dico questo solo per sottolineare che il mio non vuole essere uno sfogo personale, ma una discussione su un malcostume nostrano da combattere.

giovedì 1 ottobre 2009

Il sospetto dei socialisti tedeschi

Dopo la clamorosa debacle dei socialisti tedeschi alle elezioni l'SPD riflette sulle cause della pesante sconfitta.
Un sospetto: scovato tra le liste dei candidati un nome sconosciuto alla segreteria del SPD tale Walter Veltronen

Verso le primarie

Bersani si è ormai attestato vincitore dei congressi nelle sedi del Pd.
Ora parte la gara per le primarie, ma chi si aggiudecherà il risultato? Difficile dire in quanti andranno a votare dopo i 3 milioni e mezzo delle primarie di Veltroni c'è chi si aspetta un risultato attorno ai 2 milioni. Altri non sono così ottimisti.
Se il risultato tuttavia non fosse il medesimo dei congressi, come si auspica Franceschini, si troverebbe un partito delegittimato della guida che si era scelto da solo.
Rimane poi l'incognita Marino, piccolo candidato che però ha spopolato in alcune circoscrizioni come la prima di Ravenna dove è arrivato al 20%. Il voto di protesta dunque potrebbe mettere in crisi ulteriormente il partito da cui Rutelli già minaccia di uscire (già... in realtà minaccia di uscire da quando è entrato). Bisogna capire se esiste un candidato è che vuole Rutelli nel Pd, ma senza sottovalutare chi dell'Udc non lo vuole.