lunedì 12 aprile 2010

I giovani sono vecchi

I giovani non sanno più essere giovani. Si potrebbe dire “Ah! Non ci sono più i giovani di una volta”. Perché ormai sentendo parlare questi nuovi baldi giovinotti allo sbaraglio buttatisi (o venir buttati) in prima linea in politica (ma non solo) per tentare di fare una carriera lampo, in un paese che di “lampo” ha solo quella dei pantaloni, si rimane un po' perplessi.



‘sti giovini che gridano “al vecchio!” paiono in realtà spesso privi di idee nuove e infarciti di frasi fatte mangiate a colazione e vomitate a pranzo. Giovani che ripetono pappardelle imparate a memoria come per le interrogazioni di prima media. Clonando anche le stesse frasi fatte dei vip che hanno ascoltato in televisione che siano i discreditati eroi del reality o gli illustri e dotti parolieri dell’intellighenzia il risultato non cambia. Si va così creando un amalgama di grandi fratelli del sentito dire.

‘sti ragazzoni vengono sventolati come pallide bandire sull’asta tenuta in mano da “quei vecchi” che non hanno la ben che minima intenzione di lasciar posto a nessuno, tantomeno a uno stolto sbarbatello. Sono tuttavia ben disposti a farsi scudo del suo corpo.



“La stagione del rinnovamento”, “Bagno di umiltà”, “sta suonando un campanello d’allarme”, “è il momento di rimboccarsi le maniche” sono solo alcune delle frasi che non voglio più sentire da uno che ha vent’anni. Come cazzo parli? Mi viene da chiedere a codesto giovine forgiato a immagine e somiglianza delle stesse persone che sta criticando. Cosa vuol dire quello che dici? Lo sai? Ti stavi ascoltando o ti eri distratto? O anche solo: prova a dirlo con altre parole, forse ti accorgerai di non essere d’accordo con te stesso.

6 commenti:

  1. Ti dirò. La questione dei giovani all'interno dei partiti (tutti) secondo me si risolve in 3 categorie di persone:
    - i giovani/vecchi. Sono i "delfini", quelli che sono stati formati dalla classe dirigente per perpetuare la situazione attuale. Ci riescono benissimo. Per loro la politica è una questione di carriera.
    - i catapultati. Sono quelli che non hanno mai fatto politica, ma spesso hanno un cartellino addosso (figlio di.. amico di.. di una certa area, ecc). Vengono piazzati da qualche parte proposti come rinnovamento. In realtà non hanno maturato le capacità per navigare in un mondo complesso (burocrazia) e pieno di squali, quindi falliranno clamorosamente o verranno pilotati da qualcuno. La gente che non li conosce li vota sperando in un rinnovamento, ma nel giro di qualche anno ne rimarrà delusa.
    - quelli che lavorano per la passione. Una serie di ragazzi che si fanno il culo per difendere e promuovere le loro idee. Partecipano a riunioni, perdono il loro tempo libero a distribuire volantini e discutere di progetti e idee nuovi. Non tutte le idee che vengono fuori sono buone, ma si impegnano comunque per fare del loro meglio. Maturano una sana esperienza politica piuttosto in fretta, grazie al lavoro in mezzo alla gente. Non si aspettano nulla dalla politica se non la soddisfazione di vedere le loro idee portate avanti, da loro o da altri. Purtroppo questi soggetti rimangono spesso nell'ombra, magari a lavorare tutta la vita all'interno delle feste di partito o dei banchetti, ma che la dirigenza faticherà a notare.

    Insomma, alla fine, secondo me, la questione si risolve dando la possibilità alla base dei partiti di scegliere veramente la propria dirigenza, non con i sistemi in un certo modo pilotati che abbiamo adesso (es. la legge elettorale che non ti permette di esprimere la preferenza per il candidato).

    Inoltre mi sembra assurdo che (e da qui parlo solo del mio partito), tutte le volte che si fanno le primarie, la dirigenza del partito si debba esprimere (all'unanimità o quasi) per uno dei candidati, falsando la competizione (o la gente vota quel candidato o sembra che sia il partito stesso a perdere).

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  2. "i grandi fratelli del sentito dire" ... magnifica
    Simonetta

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  3. C'è bisogno di volti nuovi. Il partito ha perso il contatto con la gente, bisogna ripartire da qui, rischiando forse, ma senza perdere di vista la base, che è la vera nostra forza. Bisogna dare un forte segno di rinnovamento, con i piedi ben saldi nel nostro passato ma accettando le sfide del presente... ;)

    D.S.

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  4. Mamma mia.. Io sta frase l'ho sentita per davvero..
    Carlo

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  5. Va detto che mi sono sempre definito vecchio dentro. Tuttavia nell'intervista di stamattina non ho pronunciato alcuna di quelle frasi... Deduco dunque di non essere protagonista del tuo pezzo!
    Alberto

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  6. Eheh, oggi mi è venuto da sorridere leggendo una cosa e facendo questo breve confronto:

    “La stagione del rinnovamento”, “Bagno di umiltà”, “sta suonando un campanello d’allarme”, “è il momento di rimboccarsi le maniche” sono solo alcune delle frasi che non voglio più sentire da uno che ha vent’anni. Come cazzo parli?

    Confrontato con la recensione sul libro di un artista emergente nel panorama ravennate:
    "La ricchezza e sofisticatezza formale della scrittura dell'artista trova il suo contrappunto contenutistico nella complessità problematica e nell'ambiguità irrequieta delle tematiche sviscerate dall'autore in questa silloge sofferta e tormentata: alla magia idilliaca ed eterea dell'armonia universale e metafisica rappresentata dal sospiro amoroso, alla celebrazione di un ideale di apollinea bellezza, incarnato dalle figure soavi di donne angeliche, radiose, quasi diafane si contrappone l'irruzione traumatica e destabilizzante del caos, dell'elemento irrazionale e imponderabile."

    Ecco, se uno parla "politichese", l'altro parla "artistoide", mentre basterebbe che entrambi parlassero italiano corrente.

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