mercoledì 4 agosto 2010

Il giallo dei giallisti svedesi


Ogni moda che si rispetti è insensata. Il pantalone a zampa, la gelatina nei capelli, il baschetto alla Beatles o il baffo alla Freddy Mercury. Se è di moda tutto è concesso.. Però ci sono cose che superano la logica comune questo è il caso dei giallisti svedesi.
Tutto è iniziato con Stieg Larsson e i suoi tre gialli ambientati in Svezia. Poi la morte prematura dello scrittore ha gettato nel panico migliaia di lettori… e ora cose leggerò? Dovrò recuperare il vecchio Pavese o tirare su dalla cantina le Lettere di Jacopo Ortis? Macchè! L’amletico dilemma è stato risolto dopo che un talent scout di una nota casa editrice dopo numerose ricerche sul campo e un attento studio socio-semiotico ha fatto un’incredibile scoperta: la Svezia è piena, ma proprio piena di svedesi! Wow! Quindi basta fargli scrivere dei libri gialli e il gioco è fatto!
E allora via! Tutti a stampare “libri con omicidio” di qualche sconosciuto vattelapesca l’importante è che nel cognome ci fosse almeno una “ö” o una “å”. E qualcuno ha pure trovato qualche Larsson (che non era nemmeno parente del suddetto Stieg Larsson, ma che importa: è svedese!). E così abbiamo in libreria volumi di 500 pagine scritti da un alce o da un’aringa affumicata (tutti svedesi doc) e il giallo è diventato un prodotto tipico locale da impilare ottimamente sulla scaffalatura del libreria Billy IKEA.
Pare che il segreto sia proprio nel gene degli svedesi. Grazie a secoli di acciughe in scatola e salame di granchio affumicato, il dna ariano-svedese ha prodotto una qualche alchimia per cui gli svedesi (e solo gli svedesi) riescono a scrivere ottimi gialli e soprattutto a vendere tanto.
Infondo a chi interesserebbe mai un giallista finlandese?

1 commento:

  1. I misteri son misteri, niente da dire. Però vent'anni prima di Larsson e della sua trilogia c'era almeno Henning Mankell, che continua a scrivere. E Asa Larsson (non so mettere il pallino sulla a, perdonatemi), che è stata a Ravenna l'anno scorso, è brava e simpatica.A prescindere dalla nazionalità. Però, sì: adesso se un romanzo ha la croce gialla su fondo azzurro (Svezia, appunto) come simbolo di provenienza è per forza un "bel noir". Che sia quella croce in giallo a fare la differenza?

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