venerdì 29 gennaio 2010

Il complesso dell’uomo di sinistra





“Siamo contro il governo Berlusconi, ma non siamo né di sinistra, né di destra”. Frasi come questa si ripetono sempre più spesso a manifestazioni e dibattiti. Nuovi gruppi politici come i viola, i grillini ecc. le ripetono continuamente, ma perché una persona che è contro un governo dove sono rappresentati tutti i partiti di destra deve dire di essere contro di loro, ma non dall’altra parte? Perché l’uomo di sinistra ha paura a dire che è di sinistra?

Sono due fattori che hanno concorso a creare questa “vergogna”:
Il primo l’effetto “comunisti!”. Berlusconi a furia di usare come insulto la parola “comunisti!” è riuscito nell’intento di far vergognare gli ex-comunisti del loro passato seppellendo con un colpo di spugna mediatico tutta la storia del Partito Comunista Italiano da Gramsci a Berlinguer, che nessun politico ormai ricorda più pubblicamente molto volentieri.

Il secondo è la sfiducia nella sinistra per la poca incisività della sua opposizione, i litigi e le scissioni, insomma le arcinote problematiche della crisi della sinistra che hanno reso anche i propri elettori timorosi di esporsi. Una volta era chi votava Berlusconi a non dichiararlo in pubblico, oggi è chi vota il Pd a non ammetterlo?

Il risultato è che l’uomo di sinistra oggi dopo aver insultato i rappresentati di destra aggiunge un “ma anche” per elencare i difetti del Pd piuttosto che dell’IdV o delle Rifondazioni. Invece, fateci caso, non sentirete mai un uomo di destra dire “ma anche”.

Se una volta si parlava di maggioranza silenziosa, oggi è nata la minoranza silenziosa.

1 commento:

  1. Non credo sia solo questione di vergogna o di sfiducia verso il PD. Il fatto è che ormai destra e sinistra sono categorie obsolete. E' molto più felice l'espressione di concordi e diversamente concordi. I concordi sono al governo. I diversamente concordi all'opposizione. E questi ultimi recitano il ruolo di opposizione, ma in realtà non fanno nient'altro che mantenere la loro poltrona, i loro privilgi e il loro potere. Potere che si esprime anche essendo in minoranza in parlamento, attraverso il controllo delle regioni e degli enti locali, con tutta l'influenza che ne consegue.

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