sabato 9 gennaio 2010

Una questione di carta

I prezzi dei quotidiani, in risposta alla crisi dell'editoria, continuano a salire. Dopo la Stampa, il Giornale, Libero, il Resto del Carlino ora a salire a 1 euro e 20 è il primo giornale d'Italia: il Corriere della Sera.

Non tutti sono stati però d'accordo a far salire il prezzo del quotidiano e alcuni ci hanno visto solo una speculazione. Tra questi due prestigiose firme del Corriere come Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella che hanno scritto una lettera aperta al direttore che si concludeva così: "Siamo costretti ad aumentare del 20% il prezzo del Corriere appellandoci al mercato e alla comprensione dei lettori? Bene, è l’occasione giusta per rinunciare parallelamente una buona volta al 4,4 per mille dei nostri ricavi: gli ultimi residui dei contributi e delle agevolazioni pubbliche. Certo, i contributi veri alla stampa indipendente sono finiti già nel 2006, con l’esaurimento delle agevolazioni per la carta, e sopravvivono solo sussidi che riguardano le tariffe telefoniche e facilitazioni del tutto secondarie. Come i sussidi per le vendite all’estero, vendite perseguite nonostante sia un gioco a perdere in nome della necessità di consentire a tanti italiani che vivono o viaggiano in Paesi extraeuropei di mantenere un legame con l’Italia.

Ci sono le agevolazioni postali, è vero. Ma meritano un discorso a parte, perché sono un’anomalia nell’anomalia: lo Stato le riconosce infatti, con pelosa e ipocrita generosità, perché vuole tenersi stretto, per motivi squisitamente politici e clientelari, il «monopolio» delle Poste. Vogliamo scommettere che in un regime di concorrenza vera i giornali, senza più alcun «favore», ci guadagnerebbero sia sul piano economico sia nella puntualità delle consegne? All’estero funziona così. Lo Stato abolisca il «monopolio», abolisca le tariffe agevolate e vedremo se i giornali più sani non ci guadagneranno. Noi, ne siamo certi, stapperemmo una bottiglia.

Bene, al netto di quella voce postale ci risulta che Rcs quotidiani abbia ricevuto dallo Stato nel 2008 contributi e agevolazioni per 2,9 milioni, che scenderebbero quest’anno a 2,4 milioni. Stiamo parlando del 4,4 per mille (per mille!) del fatturato della Rcs Quotidiani, ovvero l’uno per mille (per mille!) dell’intero fatturato della Rcs Mediagroup. Niente a che vedere con i sussidi destinati a giornali concorrenti che accedono a contributi di vario genere facendo lo slalom in mezzo a norme confuse e anacronistiche che partono dalla famigerata legge 250 del 1990, quella per la stampa di partito.

C’è chi, magari facendo prediche sugli sprechi, incassa dallo Stato sotto varie forme di aiuti (che il Corriere non si è mai sognato non solo di avere ma men che meno di invocare) il 10 per cento del fatturato, chi il 16,3 per cento, chi addirittura il 20 per cento. Chiudiamola lì almeno noi, con quello 0,4 per cento e non se ne parli più. E potremo finalmente spazzare via tutte quelle chiacchiere pretestuose di chi, in perfetta malafede, vorrebbe lasciare le cose così come stanno con quegli «aiutini» a doppio taglio proprio per potere starnazzare di fantomatici e faraonici «soldi dello Stato» dati a chi preferirebbe di gran lunga regole chiare, patti chiari, concorrenza chiara. E vinca il migliore. Insomma, direttore, restiamo dell’idea che sarebbe stato meglio aspettare ad aumentare il prezzo del Corriere. E siamo consapevoli che ormai, fatto il passo, è difficile fare retromarcia. Ma un segnale, ai nostri lettori, glielo dobbiamo. Che sia la volta buona?"

1 commento:

  1. FILIPPO: Verissimo Matteo, se poi consideri che il 50% dello spazio è pubblicità...il prezzo è doppio........

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